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Sarà lanciata ufficialmente tra pochi giorni la seconda capsule tra Koons e Louis Vuitton, a quanto pare la precedente è stata un successone,  e allora l’artista  che forse più di esser definito visionario è bene identificare come interprete della cultura realisticamente consumistica americana, ne realizza un’altra. Lui, fautore del neo-pop, viene spesso accostato a Warhol e a Duchamp il celebre ready mader, però a differenza loro Koons è più un “ingigantitore” di oggetti, tra i suoi più famosi ci sono i Ballon Dog – comparsi anche nell’ultimo capolavoro di Tom Ford con Nocturnal Animals – che non vanno visti come soli riferimenti ironici e sbeffeggianti del gusto kitsch, ma come un filosofico superamento di classe. Un puro sfondamento del confine tra arte alta e bassa la cui chiave di volta è la middle class. E se qualcuno ha detto che la classica Vuitton sia diventata nel tempo una borsetta da provinciali, l’artista non poteva che elevarla ad oggetto del desiderio per giovani abbienti che non vedono l’ora di consumare un oggetto iconico dell’alta borghesia rivestito con opere di cui speriamo ne capiscano il senso.

La prima collaborazione tra Jeff Koons ed il brand caposaldo del gruppo LVMH è andata a ruba, tanto da venir editata per ben due volte. Con questa nuova capsule Koons guarda alle opere d’arte moderna come la Ragazza distesa di François Boucher, la Terra deliziosa di Paul Gauguin, la Colazione sull’erba di Edouard Manet, le Ninfee di Claude Monet, Il trionfo di Pan di Nicolas Poussin e l’Antica Roma di Joseph Mallord William Turner. “Nomi che fanno parte del mio DNA. Nel momento in cui qualcuno cammina per strada o si siede al bar con questa borsa, sta comunicando amore per l’umanesimo”, afferma l’artista.

Per questa nuova serie di Masters, iconicità per iconicità, la collezione non comprende solo le Speedy, le Keepall o le Never Full, ma vede rielaborarsi a mò di tele d’autore anche foulard e portachiavi, più la rivisitazione del logo. Emblema al quale nessuno era mai stato concesso avvicinarsi troppo, diventa ora in metallo e oltre al tipico LV, Jeff Koons inserisce le sue iniziali accanto quelle del brand che proprio come pura committenza gli lascia firmare l’opera.