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Si chiama semplicemente Dalì & Schiaparelli ed è la mostra presentata in collaborazione con The Museum Dalì e Schiaparelli Paris con gli abiti e gli accessori di alta moda, i gioielli, i dipinti, i disegni, compresi quelli del nuovo direttore creativo della maison Bertrand Guyon, poi ancora tanti oggetti e foto. Un’intera retrospettiva dedicata al rapporto creativo tra Elsa Schiaparelli e Salvador Dalì, amici e collaboratori che da Parigi hanno mosso le fila dell’innovazione artistica mondiale.

La Schiaparelli è considerata come una tra le figure di spicco nella moda a cavallo tra le due guerre. I suoi disegni hanno deliberatamente sovvertito le nozioni tradizionali dei ruoli della moda e della bellezze femminile, prestando il fianco a qualcosa di naturalmente trasgressivo e selvaggio, sconfinando nei più arditi temi surrealistici fortemente influenzati dagli artisti più ingegnosi e all’avanguardia dell’epoca, conquistandosi un’affezionata clientela non di poco conto, tra cui la duchessa di Windsor, Wallis Simpson, Mae West e Marlene Dietrich. Dalì anche! Un vero “sconvolgitore” di sensi, lasciando trasalire quel particolare stato di possibilista libertà che animava gran parte della cultura del tempo. Immortali dal 1933 sono i famosi tailleur con le bocche femminili, le borse a forma di telefono e gli abiti da gran sera con le giganti aragoste dipinte, che i due hanno realizzato insieme, ora in mostra fino al 14 gennaio 2018 al museo della Florida.

Disegnare abiti non è una professione ma un’arte”, ribatteva senza muover ciglio Elsa Schiaparelli alla sua acerrima nemica Chanel, aggiungendo “quel che creo è inimitabile”. Interi guardaroba caratterizzati da uno stile che per intenderci va definito come eccentrico, ma in realtà rappresentano un mondo artistico non indifferente, complici le sue collaborazioni con gli amici che tanto per citarne qualcuno vantano una cerchia composta da Marcel Duchamp, Man Rey, Picabia e appunto Salvador Dalì. Abiti che per essere compresi, almeno un minimo, bisognava aver studiato.

Con Schiaparelli l’arte comincia ad andar di moda a partire dagli anni Venti, quando da Roma arriva per una serie di coincidenze – compresa la guerra – prima a Londra poi a New York. E’ qui che la sua formazione accurata e rigorosa di una matriarcale famiglia benestante la porta ad inserirsi nei ristretti circoli della società che conta, conosce gli artisti e i pensatori del movimento Dada ed entra in contatto con gli impositori di stile e tendenze tra cui Paul Poiret. Sarà la rottura del matrimonio e la crisi economica che la porteranno a Parigi dove debutterà con una linea di capi sportivi. Nel 1927 al 4 di rue de la Paix battezzò l’atelier Pour le sport, lungimirante come il suo spirito, anche il posto era organizzato come una barca, pieno di corde con su appeso qualunque tipo di accessorio e indumento. Da qui parte l’avventura di un sagace eccesso espressivo come per esempio i maglioni dai grandi fiocchi trompe-l’oeil lavorati dalle signore armene oppure gli altrettanto famosi Raggi X.