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DADA’ è un universo che pulsa in modo proprio, lontano dalle regole del pop, oltre le etichette del cantautorato, in aperta collisione con ogni cliché estetico e musicale. Dopo aver lasciato il segno con i primi due capitoli del suo concept album, la magnetica artista napoletana conclude il viaggio sonoro e visivo di “Core in Fabula” con la pubblicazione dell’ultimo capitolo, venerdì 23 maggio.

Quando l’abito è narrazione: la moda di Core in Fabula

Ogni brano dell’album è accompagnato da un videoclip ideato e diretto dalla stessa DADA’, che si fa regista e curatrice di un’estetica teatrale, gotica, popolare e surreale. A dare corpo a questi racconti visivi è la designer Daria D’Ambrosio, mente e mano dietro i costumi scenici creati su misura per l’immaginario della cantautrice.

I costumi non sono semplici abiti: sono estensioni del personaggio, mappe visive delle emozioni. In “Igor”, il corpo che desidera fiorire come identità altra è avvolto in tulle e sete che ne amplificano la fragilità e il coraggio. In “Vota la seggia”, le zitelle della fiaba popolare indossano abiti cerimoniali che sembrano rubati a un sabba notturno tra artigianato campano e couture medievale. Con “Bimba Lolupila”, la moda diventa quasi infantile e fiabesca, con tinte pastello, silhouette oversize e texture vellutate che coccolano lo sguardo.

L’intero album si presenta dunque come una sfilata emotiva, dove ogni scena racconta un personaggio, ogni stoffa una verità. È un mondo che mescola sacro e profano, che passa dalla pelle nuda al broccato, dal trucco sfatto di chi ha pianto al body painting rituale.

Il corpo come manifesto, la moda come rito

Nel live in anteprima al Teatro Bolivar di Napoli, il 22 maggio, DADA’ non presenterà semplicemente le nuove canzoni: metterà in scena un’opera totale, in cui la musica è corpo, parola, luce, movimento e – naturalmente – moda performativa. I costumi diventano veicolo di trasformazione, totem d’identità, segni di una contemporaneità queer e poetica.

E proprio come nella tradizione dadaista da cui il nome dell’artista prende ispirazione, ogni scelta appare anti-logica ma incredibilmente coerente: si osa, si stravolge, si gioca con l’assurdo. L’arte si trasforma in un linguaggio visivo libero, in cui l’abito è atto politico, emotivo e affettivo.

Un nuovo linguaggio per l’identità visiva italiana

In un panorama artistico che fatica a innovarsi, DADA’ emerge come una delle voci più originali e interdisciplinari della scena contemporanea. Il suo approccio alla moda è colto, ma mai elitario; viscerale, ma mai gratuito. Indossa simboli, mescola culture, attinge al sacro e al folklore per costruire una nuova grammatica visiva dove il corpo è portatore di favole, battaglie, sogni.

Non è solo musica. Non è solo moda. È una visione totale.

“Core in Fabula”: un album, un’opera d’arte, un manifesto visivo

Con i suoi 16 brani – tra cui i nuovissimi IgorVota la seggiaBimba LolupilaAvrò una favola e Ti giuro che ti voglio tantissimo bene (Jorge) – “Core in Fabula” si configura come una vera e propria antologia illustrata, dove la narrazione si sviluppa in tre dimensioni: parola, suono e immagine.

Ed è proprio in questo equilibrio sospeso tra musica e fashion design che DADA’ trova la sua unicità, trasformando ogni ascolto in visione, ogni canzone in un gesto estetico.

Per chi cerca un’estetica che parli la lingua della libertà, dell’identità, della poesia e della bellezza non convenzionale, il mondo di DADA’ è il nuovo luogo da abitare.