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Il menswear di Chanel? Non è nei piani. A dissipare ogni dubbio è stata direttamente Leena Nair, CEO della storica maison parigina, che ha risposto con fermezza alla domanda che molti addetti ai lavori (e fashion insider) si ponevano da mesi:

«La risposta è sempre la stessa: non stiamo programmando una linea uomo. Ma sono molto felice di vedere uomini da ogni parte del mondo indossare Chanel».

Una dichiarazione chiara, che chiude (almeno temporaneamente) una conversazione sempre più rumorosa nell’ecosistema della moda contemporanea.

Uomini in Chanel: da tendenza a dichiarazione

Il motivo? Le celebrità maschili. Da mesi, figure iconiche della cultura pop e del fashion system si lasciano fotografare con pezzi Chanel – non reinterpretati, non modificati, ma esattamente così come sono: femminili, lussuosi, senza compromessi.

In testa alla lista c’è Timothée Chalamet, volto della fragranza Bleu de Chanel, che ha fatto del dialogo tra maschile e femminile un tratto distintivo del suo stile. Indimenticabile il suo bomber in tweed sfoggiato a una partita dei Knicks, accanto a Kylie Jenner, come anche la sua collezione personale di borse a tracolla Chanel, diventate feticcio fashion per molti.
Ma Chalamet non è l’unico. C’è A$AP Rocky con il cappello trapuntato logo XXL e i look da passerella prelevati (quasi letteralmente) dall’universo Chanel. Pharrell Williams, oggi direttore creativo del menswear Louis Vuitton, che ha sfilato in passato per la maison sotto Lagerfeld, oggi continua a indossarla con disinvoltura. E poi Kendrick Lamar, nuovo testimonial e presenza sorprendente con giacche in tweed, foulard logati e gioielli.

Sono look autentici, non costruiti. E raccontano una fascinazione crescente per i codici Chanel, da parte di uomini che non cercano vestiti da uomo ispirati a Chanel, ma Chanel e basta.

Nessun debutto, ma un’eredità inevitabile

L’assenza di una linea menswear non è sinonimo di distanza. Anzi. La maison fondata da Gabrielle Chanel è nata, fin dal principio, intrecciando l’estetica e le funzioni del guardaroba maschile: tagli lineari, abiti decostruiti, il tweed preso in prestito dagli sportsmen britannici, il jersey sportivo reinterpretato con eleganza.
Lo spirito innovativo di Coco era, in sé, un atto di appropriazione e trasformazione del maschile. E oggi, questa tensione identitaria si riflette in modo inverso, con uomini che trovano nei capi Chanel un’estetica affine, una libertà di espressione inedita.

Matthieu Blazy e l’incognita del futuro

Non è un caso che le voci sul debutto di un menswear Chanel si siano fatte insistenti proprio ora, mentre la maison si prepara a un nuovo corso creativo con Matthieu Blazy, già noto per la sua sensibilità sartoriale e il lavoro profondo sulle forme.
Molti si chiedono se, con il suo arrivo, qualcosa cambierà. E se in futuro, magari non troppo lontano, una collezione uomo ufficiale possa affiancare il ready-to-wear femminile.

Per il momento, la risposta resta un no. Ma l’adozione trasversale del marchio da parte di figure maschili influenti è destinata a crescere – anche senza passerelle dedicate. Chanel non ha bisogno di scrivere “menswear” per essere desiderata dagli uomini. Lo è già, e con naturalezza.

La maison senza genere

Nel pieno di un’epoca in cui le categorie di genere nella moda si fanno fluide, sovrapponibili, a volte superflue, Chanel si conferma simbolo di eleganza trasversale.
Non esisterà, per ora, una collezione uomo. Ma uomini che indossano Chanel? Quelli continueranno a farlo – e, anzi, lo faranno sempre di più.
Perché la moda più potente non si limita a creare nuovi target, ma a liberare vecchi confini. E Chanel, in questo, è già un passo avanti.