A Villa Albani Torlonia, moda e cinema diventano un’unica narrazione sospesa tra sogno, memoria e visione
A Roma, nella cornice rarefatta di Villa Albani Torlonia, Maria Grazia Chiuri ha portato in scena non solo una collezione, ma un universo interiore. La sfilata Dior Cruise 2026 è diventata un atto di narrazione totale, dove Haute Couture e prêt-à-porter si confondono in una messa in scena che omaggia il cinema italiano, la memoria collettiva e le donne che hanno fatto della cultura una forma di libertà.
Fantasmi del cinema e realtà poetiche
Con la complicità del regista Matteo Garrone, autore del corto d’apertura Les Fantômes du cinéma, la sfilata ha evocato una Roma fatta di presenze invisibili, architetture eterne e dettagli sospesi tra epoche diverse. È un “bal de l’imagination” quello orchestrato da Chiuri, in cui la moda non veste solo il corpo ma anche la memoria, l’immaginazione, l’intuizione.
In passerella, pizzi e velluti, tulle impalpabili e tailleur sartoriali hanno trasformato lo spazio in un set cinematografico dove donne-dandy, vestali contemporanee e fantasmi felliniani sfilavano come apparizioni. Ogni look sembrava sospeso tra il sogno e il mito, evocando quella “bella confusione” che Flaiano immaginava per l’8½ di Fellini, e che oggi torna nel libro omonimo di Francesco Piccolo, citato da Chiuri come fonte d’ispirazione.
Mimì Pecci Blunt, musa silenziosa
Nel cuore della narrazione di Chiuri c’è anche un personaggio storico e quasi leggendario: Anna Laetitia Pecci Blunt, detta Mimì. Mecenate cosmopolita, fondatrice del Teatro della Cometa e figura chiave del jet-set culturale tra Roma, Parigi e New York, Mimì incarna quell’eleganza visionaria che ha ispirato le sfumature di bianco della collezione, veri e propri “non-luoghi” di tessuto dove ogni vita può diventare cinema.
Chiuri le rende omaggio riaprendo proprio in questi giorni il Teatro della Cometa, riportandolo alla luce dopo un accurato restauro. Un gesto simbolico ma anche profondamente politico, che collega la moda alla memoria viva dei luoghi della cultura.
La Roma di Maria Grazia
Ogni capo in collezione è un frammento della Roma personale di Chiuri, città-ricordo e città-futuro, fatta di emozioni stratificate, contraddizioni armoniche e bellezze nascoste. Gilet maschili su gonne vaporose, giacche da tight e abiti cardinalizi, military coats e tessuti scolpiti dalla luce: la palette è ridotta ma potentissima — oro, nero, rosso — perché non distolga ma amplifichi.
Chiuri costruisce un linguaggio visivo che rielabora gli elementi del costume in una grammatica nuova, intima e collettiva insieme. È una sintassi del sé, dove ogni gesto, ogni nodo, ogni piega racconta una storia.
Oltre la sfilata, una dichiarazione d’identità
Con la Cruise 2026, Maria Grazia Chiuri non si limita a disegnare una collezione: compone una biografia emotiva che intreccia moda, cinema, storia e passione per l’invenzione del sé. E se Roma è, come sempre, lo sfondo ideale per i racconti che sfuggono al tempo, allora questa sfilata non è solo un evento di moda: è una lettera d’amore scritta con ago e visione.