The Milky Way ha segnato l’inizio della collaborazione tra Jacopo Di Cera e Deodato Arte.
Nato a Milano nel 1981, Jacopo Di Cera ha iniziato il suo percorso nel mondo della comunicazione prima di dedicarsi alla fotografia. Dopo gli studi in economia e un’esperienza imprenditoriale, si è formato con maestri come Oliviero Toscani e Fabian Cevallos. La sua ricerca artistica si distingue per l’uso della fotografia zenitale e per il “fotomaterismo”, un linguaggio che fonde immagine e materia per intensificare l’esperienza visiva. In passato, ha esposto presso numerose fiere, come Biennale di Venezia, Paris Photo, Art Dubai, PAN di Napoli, MIA Photo Fair, e in varie città internazionali, oltre a essere presente in gallerie e collezioni private in Italia e all’estero.

Deodato Arte, la rete di gallerie nata dalla mente di Deodato Salafia, con sedi che vanno da Roma a Porto Cervo, da Padova a Pietrasanta e da Courmayeur a Chia, passando per St. Moritz, è in realtà nata a Milano ed è presto diventata un punto di riferimento per la Pop e Street Art internazionale. Ed è proprio qui che Di Cera ha installato le sue opere, che si estendono anche in ambito digitale con Infinity, una serie di video in loop che ampliano la percezione temporale e invitano lo spettatore a immergersi in una dimensione phygital, tra reale e immaginario.
Di seguito, la nostra intervista a Jacopo Di Cera, incontrato durante la presentazione stampa di The Milky Way.
Dove hai scattato queste foto dall’alto?
The Milky Way è un progetto che fa parte di un lungo viaggio, di un racconto di interrealità da un punto di vista diverso dall’altro. Ho esplorato le bianche spiagge di Rosignano Solvay, la frazione più popolata del comune di Rosignano Marittimo, a circa 25 km a sud di Livorno. Trovo che sia un luogo molto contraddittorio, la cui particolarità consiste nella bellezza artificiale creata da scarichi di bicarbonato prodotti dell’azienda Solvay, che trasformano la spiaggia in una distesa bianca. Anche l’acqua diventa dello stesso colore. Questa situazione disegna un panorama surreale che mi ha attratto fin dall’inizio.

In che modo hai scattato queste bellissime fotografie?
Tutte le opere le ho scattate con il mio drone, che mi permette di vedere il mondo da un’altra prospettiva e che, soprattutto, ci mette tutti sullo stesso piano. Infatti, gli individui, grazie alla profondità di campo, diventano tanto piccoli, e quindi vengono trattati tutti sul medesimo livello.

Sono copie uniche?
Le opere fotografiche fisiche hanno una tiratura di sei pezzi, mentre quelle della serie Infinity sono uniche.

Ci puoi spoilerare qualcosa sui tuoi progetti futuri?
Partirà una mia mostra il 4 dicembre al Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa, dedicata alla montagna, al suo rapporto con gli umani, alla natura, alla sua essenza e anima, che non sempre è stata rispettata in passato. Durerà fino a marzo.



